


LA cerimonia d’apertura della CAMPAGNA NASTRO ROSA 2021
Si è svolta questa mattina presso il teatro comunale “Luigi Pistilli” di Cori la cerimonia di apertura della Campagna Nastro Rosa 2021, promossa dalla LILT Lega Italiana Lotta contro i Tumori – Associazione Provinciale di Latina, con la collaborazione del Comune di Cori, la Breast Unit della ASL di Latina e l’Università Sapienza di Roma.
Moderatrice dell’evento, la Docente e scrittrice Stefania De Caro, che ha diretto i numerosi ospiti che si sono succeduti nell’arco della mattinata, a cominciare dal Sindaco di Cori, Mauro Primio De Lillis, che si è detto onorato di ospitare l’evento, scegliendo di aprire la cerimonia con la suggestiva esibizione dei famosi Sbandieratori nel piazzale antistate il teatro.
Proprio al Sindaco di Cori è stata consegnata la Catena Rosa, simbolo della Campagna, dall’Assessore ai Servizi Sociali di Aprilia, Francesca Barbaliscia, in rappresentanza del Primo Cittadino apriliano. Tradizione vuole, infatti, che ogni anno la Campagna Nastro Rosa parta da un Comune diverso della Provincia di Latina, che poi deve materialmente e simbolicamente, “passare la catena”, realizzata a mano da un gruppo di donne di Roccacorga, al Comune successivo.
Ad aprire i lavori, la Presidente della LILT pontina Nicoletta D’Erme, che ha sottolineato come, solo nell’ultimo anno “ci sono stati oltre 52.000 casi di tumore al seno e quasi 480.000 screening mancati, dati che devono far riflettere e che dobbiamo superare. La LILT – ha proseguito – nonostante la pandemia, è andata avanti, ha continuato ad investire sui progetti di prevenzione e diagnosi precoce, sul rapporto nutrizione e cancro, ha ripreso i corsi riabilitativi di yoga, e anche le nostre dragonesse non si sono mai fermate e hanno portato in alto il nome della LILT vincendo numerosi premi con il Dragon Boat. Nell’immediato futuro – ha continuato la Presidente – la LILT vuole riprendere in maniera concreta e intensa l’intervento sui giovani perché penso che sensibilizzare i giovani sull’importanza della prevenzione e di conseguenza la diagnosi precoce sia uno dei compiti istituzionali della LILT. Cercheremo quindi di intervenire nelle scuole ove possibile. Mi preme sottolineare – ha concluso – che la LILT non è Latina ma tutta la Provincia, e entro la fine dell’anno prossimo mi piacerebbe che la LILT avesse tante delegazioni sparse su tutto il territorio, per permettere a tutti quanti di accedere facilmente al nostro messaggio di prevenzione”.
Al convegno, presente anche la Responsabile della Consulta Femminile del Lazio, Patrizia Ravaioli, che ha affermato come il tema della prevenzione e della diagnosi precoce sia sempre attuale, perché “accanto all’emergenza pandemica, esiste anche un’emergenza oncologica, con 4 milioni di screening in meno rispetto al 2019”. A sottolineare l’importanza del volontario e della mission di campagne come quella dell’Ottobre Rosa, è stato anche il Prof. Fabio Ricci, Direttore Clinico della Breast Unit di Latina, che ha definito “la battaglia contro il tumore, una battaglia di tipo culturale”, poiché senza una corretta diffusione delle informazioni non ci può essere una cultura della prevenzione.
Sia il Direttore Clinico della Breast Unit della ASL di Latina, che la Prof.ssa Antonella Calogero, Direttore del Dipartimento Scienze e Biotecnologie Medico Chirurgiche della Facoltà di Farmacia e Medicina dell’Università Sapienza di Roma – Polo Pontino, hanno centrato l’attenzione sull’importanza della tempestività di intervento sul tumore, che a volte è causato da predisposizioni genetiche che possono essere messe in luce con analisi mirate, nonché sulla territorialità dei servizi sanitari, per dare modo a tutti di accedervi facilmente. “Non lasciare indietro nessuno è la vera forza dello screening – ha affermato la Prof.ssa Calogero – ed effettuare screening sul territorio significa anche evitare alle pazienti spostamenti e stress”. Sul fatto che una Sanità centralizzata sia meno efficace di una Sanità territoriale, è intervenuto anche il Direttore della ASL di Aprilia Belardino Rossi. “Siamo una Provincia fatta di comunità medio piccole – ha detto – che dovrebbero entrare a pieno titolo nei programmi di screening, e mettendo insieme medici di base, ASL e amministrazione comunale si potrebbe lavorare come un vero e proprio laboratorio della prevenzione. Quello che fa la Breast Unit – ha proseguito – dovrebbe essere divulgato perché la prevenzione non è un interesse istituzionale, bensì della comunità.”